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Partito Della Rifondazione Comunista Circolo Antonio Gramsci Lucera sulla crisi dei Laterifici Meridionali

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Riceviamo e pubblichiamo

Ancora una volta si assiste all'ennesimo dramma del lavoro: 24 lavoratori dell'azienda Laterifici meridionali hanno ricevuto una lettera di licenziamento.
La vicenda è nota; l'azienda avrebbe lamentato una crisi di produzione e aveva concordato con le maestranze 13 settimane di Cassa integrazione. Ma all'improvviso i licenziamenti sono caduti fra capo e collo sui lavoratori. Questi ultimi giustamente hanno organizzato dei picchetti davanti all'ingresso dell'azienda.
Urgono a questo punto alcune considerazioni; i piazzali della fabbrica sono pieni di mattoni che vengono regolarmente venduti, tanto che i titolari, pur di far caricare il materiale, hanno tentato una trattativa: le maestranze avrebbero permesso il passaggio dei camion per caricare il prodotto e in cambio avrebbero ricevuto il 30% del salario arretrato.
Ma questo cosa vuol dire? Che l'azienda vende normalmente i mattoni, quindi la domanda tiene e l'offerta (da parte dell'azienda) riuscirebbe a soddisfarla; ergo non è poi tanto vero che la proprietà sia in crisi tanto da arrivare ai licenziamenti invece della Cassa integrazione guadagni, inizialmente prevista; a meno che non ci sia dietro qualche altro elemento, ma che sarebbe il caso di far venir fuori.

Quale potrebbe essere un'altra ipotesi? quella praticata da tante altre aziende italiane: una linea politica che il padronato, tramite il suo braccio "sindacale", la Confindustria, sta attuando un po' dappertutto: la crisi economica piano piano sta rientrando, la produzione, sia pur lentamente, ricomincia ad aumentare, per cui le aziende, per mantenere alti i profitti e aumentare la produttività si ristrutturano utilizzando la strategia del finto stato di necessità: affermano di essere in crisi, così da poter licenziare; successivamente riprendono la produzione (eventualmente con operazioni di vendita e riacquisto della proprietà) con un minor numero di operai e impiegati. In tal modo, con minori spese, attraverso un aumento della produttività e con un pari livello di produzione, rinnovano gli utili, i quali, fra l'altro, non vengono investiti nell'attività economica (aumento della produzione e conseguentemente aumento delle maestranze) ma vengono utilizzati per operazioni finanziarie (la cosiddetta finanziarizzazione dell'economia), che portano alti profitti, praticamente a costo zero. Ma a questo punto sta all'azienda confermare o smentire tale ipotesi di fronte al dramma dei 24 lavoratori licenziati!
E' questa la strategia confindustriale contro cui le forze operaie e sindacali dovrebbero battersi se vogliono salvaguardare i posti di lavoro. E' contro questa logica che la sinistra (quella vera, non il "sinistro" PD di stampo blairiano…) deve impegnare le sua forze se vuole vincere la battaglia del lavoro e dell'occupazione, impedendo la chiusura fittizia della aziende e arrivando anche a proposte ardite, come quella della gestione diretta della  produzione da parte dei lavoratori; esempi in tale direzione ce ne sono e stanno funzionando rendendo i lavoratori protagonisti del loro destino lavorativo.

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA

CIRCOLO ANTONIO GRAMSCI
LUCERA

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