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Il Wwf propone al Consorzio di Bonifica di Capitanata un tavolo tecnico tra agricoltori ed ambientalisti per puntare al recupero delle acque reflue

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Dopo mesi estivi particolarmente caldi e senza piogge, con temperature giornaliere spesso oltre i 40 gradi, con i terreni tormentati dalla siccità e gli invasi delle dighe della Capitanata svuotati da incessanti e rilevanti prelievi d'acqua, il WWF Foggia ripropone l'appello a concretizzare interventi strutturali finalizzati al recupero delle acque reflue.
L'occasione è anche offerta dal "Patto per il Sud " che consente di finanziare anche la costruzione di nuovi sistemi idrico-irrigui. Puntare al recupero delle acque reflue, evidenzia il WWF, rappresenta un considerevole vantaggio per gli agricoltori e per l'ambiente.
 Per dare un'idea di quanta acqua si può recuperare, basti pensare che per la sola città di Foggia si tratterebbe di una decina di milioni di metri cubi all'anno, tutti gli anni a prescindere dai periodi di siccità.
Sono numerosi i vantaggi che presenta il recupero delle acque reflue. Fra questi, il WWF ne ricorda qualcuno.
La quantità d'acqua utilizzabile non è dipendente né dai periodi di siccità, in quanto si tratta di acqua già utilizzata e quindi disponibile per il consumo potabile, né dalle fluttuazioni stagionali, poiché i consumi idrici da cui derivano le acque reflue sono pressoché costanti durante tutto l'anno.
I nuovi invasi da realizzare per le acque reflue non impattano con gli ecosistemi naturali, in quanto non devono essere necessariamente realizzati lungo corsi d'acqua. Non creano i problemi di erosione costiera derivanti dallo sbarramento dei flussi da sedimenti trasportati dai fiumi verso il mare. Inoltre questi nuovi invasi, se opportunamente progettati, contribuiscono ad incrementare la biodiversità, realizzando nuovi ecosistemi naturali in aree agricole che oggi ne sono prive. Nel caso di Foggia si potrebbe riattivare l'antico lago della Contessa, oggi prosciugato.
Con il recupero delle acque reflue, possono essere servite anche aree attualmente non irrigate, prevedendo opportuni sistemi di pompaggio, eventualmente abbinati ad impianti fotovoltaici per abbattere i costi di gestione.
Se si esamina la tecnologia impiegata nelle relative installazioni, si desume che il recupero delle acque reflue risolverebbe anche il problema della scarsa qualità delle acque attualmente in uscita dagli impianti di depurazione, migliorando la qualità dei corpi idrici. Infatti i sistemi di fitodepurazione estensivi hanno la capacità di sopportare meglio i picchi di flussi idrici in entrata rispetto agli impianti di depurazione tradizionali.

In definitiva, sottolinea il WWF, si tratta di una soluzione che risolve molteplici problematiche e che darebbe risposta ad esigenze diversificate. Mentre però questo tipo di impianti è ampiamente utilizzato proprio nelle aree del mondo dove più scarsa è la disponibilità di acqua, come ad esempio in Israele, in Italia - e in Puglia in particolare - solo da pochi anni si sono iniziati a muovere i primi timidi passi verso l'applicazione di questa tecnologia, avendo preferito finora investire tempo e risorse su progetti molto più costosi e impattanti - e dai risultati incerti - come i nuovi invasi.
Occorre però risolvere alcuni problemi, in primis la responsabilità gestionale degli impianti di depurazione da cui derivare le acque reflue da trattare.
Per questo motivo il WWF lancia un appello al presidente del Consorzio di Bonifica di Capitanata affinché si faccia promotore di un tavolo tecnico tra agricoltori ed ambientalisti per sostenere questo tipo di interventi e fare azione di sensibilizzazione verso la politica regionale per avviare un programma realizzativo a breve termine.

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