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Tra religione e fanatismo




Consolati assaltati, ambasciate messe a ferro e fuoco, preti assassinati, ebrei uccisi e torturati, tutto questo scatenato dalle famose vignette? Se si vuole fare come le tre scimmiette, pensiamola così. Le vignette sono state le gocce del trabocco, ma il tutto va ricondotto al rapporto Occidente - Islam, ormai irreparabilmente corroso in quel 11 settembre 2001. Se è vero che l'Occidente ha le sue colpe, paradossalmente l'Islam predica bene e razzola male. Anzi ultimamente, visto le dichiarazioni del pres. iraniano, che inneggia nel nome di "Allah è grande", alla distruzione del popolo ebraico, predica anche male. Da Teheran e Tripoli scattano taglie per i disegnatori danesi, vengono bruciate croci e chiese, vengono sentenziate condanne a morte. Sono questi i dettami di Maometto? Credo proprio di no!Mi chiedo, lo scrittore de "Il Codice da Vinci", è stato condannato a morte dalla Santa Sede? La differenza non riesco a coglierla, eppure le reazioni sono state molto diverse. In questi giorni l'opinione pubblica è stremata, e fomentare antiamericanismo oppure il contrario contribuisce a inasprire la vicenda. Trovo irresponsabile l'organizzazione di cortei inneggianti alla strage di Nassiriya infangando la memoria dei nostri soldati. Mi chiedo in che mondo viviamo? Che mondo è in cui c'è chi giustifica la guerra nel nome del dio denaro e dove si giustificano i kamikaze? Che mondo è dove prendere un autobus per recarsi a scuola o a lavoro equivale a rischiare la vita? Che mondo è dove la vita di un essere umano vale meno di una vignetta? La diplomazia ormai ha perso, le dimissioni di ministri e di direttori di giornali non sono servite a placare l'ira della popolazione islamica che vuole cacciare il popolo invasore. Mi domando se il popolo invasore siamo noi che palesemente occupiamo l'Iraq a torto o a ragione, o sono i seguaci di Maometto che, implicitamente, condizionano la vita occidentale. Non è invasione influenzare il voto di un popolo con attentati e minacce? Non è invasione esigere di professare liberamente la propria fede nell'Occidente e proibire quella altrui nel proprio paese? Non è invasione chiedere la rimozione del crocifisso dalle scuole italiane? Non è invasione orientare la vita politica di un paese e fare vivere nel terrore di carneficine le popolazioni cristiane? Se tutto questo l'avessero fatto gli "infedeli", come sarebbero stati etichettati dal popolo antiamericano?

La retorica dell'occupazione dell'Iraq o del petrolio non serve a questo punto. Dove è finita la collaborazione, il confronto, la coesione tra religioni che è stata predicata per decenni da Giovanni Paolo II? In questa storia le colpe sono di tutti, hanno sbagliato occidentali e non, dalle Torri Gemelle all'Iraq, dalle teste decapitate a Guantanamo, passando da Londra, Madrid, Sharm e Nassiriya. In questa storia hanno perso tutti ma soprattutto ha perso la religione che è sfociata in fanatismo. Si è cercato di esportare e di parlare di libertà di stampa, di democrazia, ma si è rilevato un progetto utopistico, con un "mondo", quello islamico, lontano anni luce dalla nostra cultura, dai nostri usi e costumi, dalla nostra fede. Forse bisognerebbe prendere atto dell'amara realtà, che siamo diversi nell'indole e che poco ci accomuna. Alla nostra diplomazia il popolo islamico risponderà con quella di Al Qaida, forse, e spero di sbagliarmi, ricucire lo strappo sarà difficile e l'intolleranza lascerà spazio all'odio. Forse fare un passo indietro non basta più per arginare questo fiume di vergogna. Forse siamo a un punto di non ritorno e a pagare le conseguenze non  saranno i Bush o i Bin Laden, né i cristiani o i musulmani, a pagare saranno tutti. La partita è appena cominciata  e non ci resta di raccomandarci al nostro Arbitro, quel Dio,  qualunque Esso sia, nel nome del quale si commettono atrocità che non Gli appartengono.

 

Antonio Zoila

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