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La storia di Lucera (Cap. VI) - Lucera capitale della provincia questoria




LUCERA CAPITALE DELLA PROVINCIA QUESTORIA (cap. VI)

Durante il periodo della Repubblica Romana in Italia c’erano solo quattro Province Questorie, così dette perché erano rette dai Questori, inviati dal Senato; anzi Stefano Vinando Pigio nei suoi Annali di Roma La pone, a volte, come Provincia Pretoria. Lo stesso, sempre negli Annali, pone il nome Lucerino fra due asterischi *Lucerinus* Provincialis Quaestor*.

Le quattro Province erano: Ostiense, Calena, Ariminese e Lucerina.

Qualche studioso ritenne che non Lucera, ma Nuceria campana fosse la capitale di detta Provincia Lucerina. In realtà fu proprio Lucera e non altre la capitale di detta Provincia Questoria e ciò si evince sia da Cantelio: Si quis vero avel scire, quaenam fuerint illae quatuor in Italia Quaestoriae Provinciae, hae fuerunt, ut conjicit Pighius in Annal. Rom. ad A. V. 488. Prima Ostiensis, in qua Latini, Sabini, Marsi, Etrusci et alii circa Romam populi; altera Calena, in qua Campania, Samnium et Lucania; terzia Ariminensis, seu Gallica, in qua Umbria, et Gallia ad Rubiconem usque, et Picenum; et quarta Lucerina, sive Apuliae, et Calabriae, in qua Apuli, Hirpini, Salentini ad sinum usque Tarentum. (Dissertazione 21. cap. 6 della Repubblica Romana); sia da Tito Livio nel lib. 24 cap. 3°: Prorogatum deinde imperium omnibus, qui ad exercitus erant, jussique in Provinciis manere: ti. Gracchus (jussus est manere in Provincia), Luceriae, ubi cum volonum exercitus erat….

Il citato Stefano Vinando Pigio, negli Annali di Roma, (ann. V. C. 488) ne parla in modo esauriente della Provincia Questoria Lucerina,; qui ne riportiamo solo una breve parte: … Nec iter Apuliae Colonias Luceria commodiorem, vel propinquiorem invenio. Quippe edito loco posita, veluti speculum per circumjectos Apuliae campos, latissimum prospectum porrigit, et ejus ager vino, tritico, hordeo, caeterisque frugibus abundat….

Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, Cicerone parla di un Prequestore Lucerino, Caio Cassio, con il quale era in corrispondenza: Magni erant mihi tuae litterae, atque utinam primis illis, quas Luceria miseras paruissem: sine ulla enim marsia dignitatem meam retinuissem (epistola 15. lib. 15).

Naturalmente, durante questo periodo di apparente tranquillità, Lucera venne attraversata da altri avvenimenti, non sempre gradevoli. I Sanniti, infatti, dopo quarantasei anni di apparente calma, prepararono un agguerritissimo esercito per riprendere a pugnare contro l’odiato nemico romano e la nostra Città fu al centro di questa cruentissima guerra.

I Sanniti fecero sì che l’esercito, per non attirare l’attenzione dei Romani, si dividesse in tre trance: la prima si portò verso la Toscana; la seconda verso le Puglie e la terza si pose a difesa dei confini del proprio territorio.

I Romani, però, accortisi dei preparativi, inviarono subitaneamente in Toscana un esercito condotto da Quinto Fabio che, avendo sottomesso in breve tempo detta Regione, venne fatto Console e nominato Massimo. Dopo di che si portò a Lucera e, dopo qualche giorno dal suo arrivo, attaccò gli Alifati, costringendoli alla pace. Indi attraversò il Sannio da trionfatore; sconfisse i Marsi, gli Equicoli e gli stessi Sanniti. Gli ultimi ad essere quietati furono i Peligni.

Ma i Sanniti non stettero con le mani in mano e, sotto il consolato di Lucio Postumio Mugillo e Marco Attilio Regolo, seguitarono i loro attacchi (294 a.C.) e si portarono verso Lucera assediandola.

Il Console Marco Attilio Regolo con sollecitudine si portò a Lucera, accampandosi di fronte all’esercito sannita, e quivi si combatté una durissima battaglia. I Romani furono costretti alla fuga, rifugiandosi nel loro accampamento. Ma il Console Marco Attilio Regolo apostrofò i suoi soldati invogliandoli a riprendere la battaglia. Il giorno dopo, infatti, il Regolo, salito sul suo cavallo, alzò le mani al cielo e promise a Giove Stratore che avrebbe fatto erigere un tempio in suo onore se avesse trattenuto i suoi soldati dalla fuga e combattuto contro l’odiato esercito Sannita. Indi volse il cavallo e si avviò verso i Sanniti desiderando morire tra quegli odiati stendardi piuttosto che vedere il campo assediato.

L’atto eroico di Regolo diede coraggio al suo esercito che si buttò contro il nemico con forza indicibile. La battaglia fu cruentissima tanto che restarono sul campo quattromila e ottocento Sanniti e settemila e trecento furono fatti prigionieri e costretti a subire per la seconda volta il gioco. Naturalmente anche i Romani, risultati vincitori, alla fine, dopo due giorni di guerra, dovettero contare la perdita di oltre settemila soldati.

I Lucerini, dopo questo immane battaglia, si mostrarono sempre fedeli ai Romani, avendo anche notevole importanza nelle vittorie dell’Impero contro Pirro, re dell’Epiro, che venne sconfitto dai consoli Publio Sulpizio Saverrione e Publio Decio Mure nei pressi di Ascoli Satriano.

Lucera, come detto nel precedente capitolo, ebbe gli stessi privilegi di Roma: aveva i comizi che si svolgevano nella zona del Belvedere (oggi: villa comunale); ad est di detto colle aveva il Foro, ove si amministrava la giustizia ed in cui si trattavano i pubblici affari; aveva il suo Senato, come si evince da antiche lapidi con le lettere S. P. Q. L.: Senatus, Populusque Lucerinus; aveva i quatuorviri, il questore, gli auguri ed il curatore dei pubblici giuochi. Nella zona est c’era il Circo, nei pressi delle cosìdette porte vecchie, ove sono stati ritrovati piccoli pezzi di idoli e di monete. Poco distante dal Circo c’era il teatro, dove si è trovata una lapide con la scritta:THEATRUM LOC..

A Nord, invece, c’erano le terme ad uso di pubblici bagni (oggi gli scavi sono diventati una discarica a cielo aperto) dove fu rinvenuta una statua marmorea di Venere, conservata nel locale museo civico.

Ad ovest venne munita di una Rocca, ad opera di Marco Aurelio, edificata sopra i ruderi di quella di Diomede, sul colle Albano. Nella Rocca c’era una torre tetragona detta Cavalleria con abitazioni per contenere uomini e cavalli. A sud della Cavalleria sono stati scoperti dei ruderi di un antico tempio dedicato al Sole, perché la famiglia Aurelia lo aveva come nume tutelare.

Nei pressi di Porta Troia venne ritrovata la tomba di Marco Aurelio, eretta dai Lucerini a pubbliche spese per cura dei senatori detti decurioni con una scritta:

…………………

….AURELIO….

….MONUM……

…PR….MU……

SUIS.SUMPTIBUS.

DECURIONUM.CURA.

A lato di detta tomba vi era un leone di pietra con una statua togata di marmo priva del capo, rinvenuta in altro luogo, che si possono ammirare nel cortile del Palazzo Municipale.

PASQUALE   ZOLLA  

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CAPITOLO VI

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CAPITOLO XXIV

CAPITOLO XXV

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