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Divieto di riprese al consiglio comunale, a lucera ci sono i colpi di sole della democrazia


Foto di repertorio consiglio comunale


Riceviamo e pubblichiamo
 
Le sedute PARLAMENTARI vengono trasmesse in diretta e il CONSIGLIO comunale NON deve essere ripreso? Ai nostri dipendenti il potere sta dando alla testa. Sono i colpi di sole della democrazia.

Sarebbe ora di dire basta e di esporre il tutto alla Procura della Repubblica. Nessuna norma, nessun regolamento, nessuno statuto assegna al presidente del consiglio comunale di Lucera, la prerogativa di autorizzare o no le riprese audio video dell’attività amministrativa in tutte le sue sedi e, a ragione di ciò vi riporto alcune fonti autorevoli per definire una volta per tutte questi comportamenti, in particolare vi rimando ad una convenzione dell’ONU per quanto riguarda i diritti di partecipazione e di informazione dei disabili, persone come noi che non potrebbero altrimenti vivere la vita comunitaria a causa di questi impedimenti, e al parere dell’Autorità Garante sulla trasparenza, oltre al Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 227 del 28 settembre 2000 - Supplemento Ordinario n. 162, allo statuto comunale ed al regolamento sull’accesso agli atti amministrativi e sulla trasparenza. Per effettuare una ripresa video della seduta di un Consiglio Comunale è sufficiente un po' di buon senso... Sì alle riprese e alla diffusione televisiva delle riunioni del consiglio comunale, anche al di fuori dell’ambito locale e con le opinioni e i commenti del giornalista, purché i presenti siano stati debitamente informati dell’esistenza delle telecamere e della successiva diffusione delle immagini. Va comunque osservata una particolare cautela per prevenire l’indebita divulgazione di dati sensibili e si deve in ogni caso evitare di diffondere informazioni sulle condizioni di salute. Il Garante rispondendo al quesito di un Cittadino sulla possibilità di pubblicizzare le sedute del consiglio attraverso televisioni locali. Nel parere l’Autorità ha ripercorso alcuni aspetti del complesso quadro normativo che disciplina la tutela della privacy da parte delle pubbliche amministrazioni. I soggetti pubblici possono trattare e diffondere dati personali senza dover acquisire il consenso degli interessati, purché esista una legge o un regolamento che glielo consenta. La legge sulla privacy li autorizza, inoltre, a trattare alcuni dati sensibili (ad esempio le opinioni espresse dai consiglieri durante le sedute) nei limiti in cui ciò risulti necessario ad assicurare la pubblicità dell’attività istituzionale, fermo restando il divieto di divulgare informazioni sullo stato di salute. Pubblicità di atti e sedute consiliari che è espressamente garantita dal testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (d.lg. n.267/2000), il quale demanda al regolamento comunale l’introduzione di eventuali limiti. Proprio questa fonte normativa, a parere del Garante, può costituire la sede idonea a disciplinare modalità e limiti di pubblicità delle sedute, comprese le eventuali riprese televisive. E’ nel regolamento, dunque, che potrebbe essere sancito l’obbligo di informare i partecipanti alla seduta dell’esistenza delle telecamere, della successiva diffusione delle immagini e degli altri elementi previsti dalla legge sulla privacy. Nella stessa sede poi, si potrebbero specificare anche le ipotesi in cui eventualmente limitare le riprese per assicurare la riservatezza dei soggetti presenti o oggetto del dibattito. Ad esempio, nel caso di una seduta che delibera l’attribuzione di benefici a particolari categorie di soggetti e nel corso della quale potrebbero emergere dati sensibili, (salute, razza etc.). La diffusione delle immagini da parte della televisione locale può essere effettuata, ha chiarito l’Autorità, senza il consenso degli interessati (art. 25 l. 675/96 e codice deontologico sull’attività dei giornalisti), mentre non è conforme alla normativa, limitare il diritto di cronaca al solo ambito locale, a meno che il Comune non lo abbia previsto nel regolamento. Né si può impedire al giornalista di esprimere opinioni o commenti durante le riprese. Il Garante ha ricordato infine, che la legge sulla privacy riconosce al Consiglio comunale nel suo complesso e ai singoli componenti, la facoltà di esercitare alcuni diritti a tutela dei dati raccolti, in questo caso le immagini, come quello di poter visionare, anche prima della messa in onda, le riprese effettuate.

MDF

Su l'argomento interviene anche A. di Muro ---------------------------------------------------
 
perche’ evitare le riprese in consiglio comunale?
E’ ritornata puntualmente la querelle del diniego ad effettuare le riprese in Consiglio Comunale. Francamente non riusciamo a comprendere il  perché si voglia impedire ai colleghi di corredare i loro servizi con le immagini dei lavori consiliari. Va aggiunto che in altri Comuni fanno le carte false per avere l’opportunità di far giungere a casa gratis le immagini dello svolgimento dei lavori, anche per coinvolgere di più i cittadini nelle problematiche della comunità amministrata. E’ inutile aggiungere che è il fascino delle immagini che induce la gente ad avvicinarsi alla politica, obiettivo che i partiti a fatica riescono a raggiungere. Inoltre, verrebbe salvaguardata la trasparenza dei lavori e degli atti relativi, questione per la quale addirittura viene insediato un apposito assessore. Attraverso la partecipazione diretta, il cittadino può anche rendersi conto delle difficoltà che gli amministratori incontrano e prendere coscienza del senso delle soluzioni. Inoltre, ancora, si dà visibilità ai consiglieri comunali, diversi dei quali lavorano tanto in commissione e in sedi separati senza essere gratificati, senza poter contare su quel riscontro del pubblico che solo le telecamere possono assicurare.  E, poi, non si parla di dare la massima visibilità alla più alta espressione della vita democratica, cioè al  Consiglio Comunale?
 E, allora, perché intestardirsi nel negare ai colleghi di lavorare anche con le riprese? C’è qualcosa che non convince. Sembrerebbe un atto di ritorsione verso quei colleghi che non sono allineati agli orientamenti del  palazzo. Oppure, che qualcosa si tenta di nascondere, qualcosa che i cittadini non devono conoscere o,perlomeno, non  sino in fondo. Insomma, sarebbe il caso che della questione si occupassero tutti i partiti, diciamo tutti dato che sull’argomento le opposizioni sono sostanzialmente tiepide. Eppure, interessa soprattutto a loro far evidenziare l’impegno che emerge nel massimo consesso, lavoro, che altrimenti verrebbe relegato nelle pieghe dei resoconti giornalistici. La questione ora diventa anche politica, prima di approdare nelle sedi dell’associazione della stampa che dovrebbe intervenire per tutelare il lavoro dei colleghi, che vengono bistrattati e trattati come degli appestati. E occorrerebbe anche una risposta concorde di tutti i colleghi, i quali, invece, ci appaiono sparpagliati rispetto  ad una questione che investe il tema più ampio  della libertà di stampa. E la libertà sta anche nella possibilità di poter riprendere i lavori senza ostruzionismo o divieti di sorta.
          a.d.m.

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