Quale futuro culturale per Lucera
Gli scavi di San Giacomo, dunque, saranno ricoperti e, forse, saranno visibili solo alcuni resti, in prossimità delle strutture murarie emerse. Ciò che è stato possibile far tornare alla luce, ci dice la dott.ssa Rossana Fiadino, che ha partecipato alla campagna di scavi, sono i resti della preesistente Chiesa di San Giacomo, risalente al 1700-1800, a sua volta, impiantata su un’area medioevale. Il problema è sempre lo stesso: mancano i soldi per poter continuare gli scavi e verificare l’esistenza di ulteriori resti d’interesse archeologico e culturale. Sostiene la dott.ssa Fiadino: “Occorre un intervento mirato e, più precisamente, un nuovo Progetto con una nuova planimetria della piazza e della Chiesa, che permetta di lavorare con una maggiore certezza scientifica”. E purtroppo mancano sia i soldi che i tempi per poter effettuare il nuovo lavoro, considerato che la ristrutturazione prevista e finanziata della piazza và completata al più presto.
La Fiadino aggiunge altri dettagli archeologici: “Abbiamo sondato l’esistenza di ambienti sotterranei e tutta l’area è stata utilizzata anche come necropoli ed ossario. Si può dire, inoltre, che essa ha subito più fasi di costruzione con aggiunte e miglioramenti.”
Il nostro invito è quello di permettere, per il momento, la maggiore esposizione possibile dei resti garantendone, però, la protezione dall’inciviltà di alcuni che “si divertono” a deturpare il patrimonio storico e culturale della città. Successivamente, occorre insistere nel reperire finanziamenti ad hoc per un vero e proprio piano di scavi archeologici che interessi tutte le aree individuate a tale scopo, presenti in città. E a questo punto, perché non fare di Lucera un vero e proprio Parco Archeologico Nazionale, che permetta anche il restauro, la conservazione, l’esposizione dei ritrovamenti, nonché la promozione artistica e turistica degli stessi?
L. S.