CULTURA Lucera         Pubblicata il

Storia di Lucera - Storia dei quattro colli


La collina di Giove
La collina di Minerva


Continuiamo il viaggio nella storia di Lucera e delle sue origini ad opera di Nando Carrescia.
Per farlo al meglio leggi anche:
Lucera: storia della nostra città (Introduzione)
Lucera, il tempo degli Dei e il Carro del Sole
 
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La collina di Giove
Giove piantò la ghianda della quercia nel bosco sacro, un luogo inviolato, riservato ai grandi, la terra dei cesari-condottieri, dei re e degli imperatori.
La quercia crebbe rigogliosa di eventi memorabili, di chioma luminosa aperta al cielo terso e frondosa d’ombre ambivalenti; le ombre fresche e salutari, gradito riparo alle calure estive, e le ombre inquiete dei destini oscuri intrinseci all’animo di ognuno.
Così anche gli imperituri inceneriscono come le grandi querce invecchiano, bruciano o seccano, come le glorie dei re.
Qui il futuro della prima città, quella del primo colle, il colle di Giove, la collina del castello, la collina della gloria, il monte Albano, l’arce-palazzo-castello-fortezza dauno-sannita-romana-bizantina-normanna-svevo-angioina: il luogo della guerra e del potere, delle vittorie e delle sconfitte, della memoria degli echi delle Forche Caudine e della tragedia di Canne, delle ansie di Pompeo, delle ambizioni di Federico II, delle illusioni di Manfredi, della diffidenza ed intolleranza sanguinaria dei D’Angiò, dei tradimenti dei castellani, delle spoliazioni secolari fino alle ultime speculazioni edilizie.
E’ questa la collina della terra, della prima terra emersa, dello zoccolo duro della città, la terra del diritto più conteso: il diritto ad essere e ad essere più in alto nell’esercizio del potere (salvo i destini di decadenza dove la terra  mangia la terra e le fondamenta della collina della città sono diventati mattoni di lavoro, sudore e guadagni, tutti oltre misura, tant’è che, a tutt’oggi, Giove ed i Titani sono impegnati a trattenere gli atomi dell’ultima argilla a sostegno di superstiti pilastri franosi, rosicchiati a midollo
 
La collina di Minerva
Minerva-Atena, la sapiente, piantò l’ulivo della secolare conoscenza, dell’atavica speranza di pace, del lenimento oleoso dei dolori dell’anima e del corpo.
La pianticella crebbe lenta, costante e tenace nel tempo e contorta nel vento della storia sulla collina del Belvedere.
Qui il futuro della città del sapere, la collina dell’intelligenza creativa di scambi e cultura, il luogo dell’amicizia, il mercato e la palestra dell’apprendimento, delle conversazioni ambulanti, dei sogni, degli sguardi di primo amore a passeggio.
Qui il tempio miracolo di Minerva, del culto della fertilità, degli ex voto per grazia ricevuta a recupero della salute perduta e della genetica a futura memoria, dell’arte medica della pace in terra, almeno con noi stessi.
Qui la collina dell’aria, della spaziosa veduta sui tramonti, della dolce brezza che rianima lo spirito: il soffio colorato dei fiori e delle stelle dell’amore.
 
La collina di Cerere e Proserpina
Cerere e Proserpina, madre e figlia inseparabili d’affetto e divise dal destino stagionale che alterna il bene ed il male nel ciclico rapporto di causa ed effetto, piantarono le messi, gli ortaggi e gli alberi da frutta; delimitarono i campi dell’abbondanza e della gioia produttiva da quelli del freddo penetrante di tramontana e della bianca magrezza della fame, divisero le case dei vivi da quelle dei morti.
Qui la collina del Monte Sacro, perché sacro è prima il luogo della morte e poi quello della vita, perché la sacralità è il punto d’arrivo e poi la partenza di ogni passaggio.
Il sacro è la consapevolezza dell’irraggiungibile.
Il sacro è la frontiera della ragione e l’asilo politico della speranza.
Qui sorgerà il tempio di Cerere ad onore delle messi, benedizione di ogni generazione, qui il il tempio della Madonna della Spiga, a frutto della continuità delle fede.
Qui, intorno alla casa dello sceriffo musulmano, fioriranno i grandi orti e giardini, sapientemente ordinati, raffinatamente curati, meticolosamente irrigati con centellinata acqua e sapienza orientale.
Qui cresceranno susine, albicocche, mele-cotogne e le melagrane dal chicco ricco e sanguigno. La melagrana con la corona regale, il frutto d’augurio d’abbondanza e fertilità di terra e di spirito, che dà consolazione al pallore dei malati, l’unico frutto che Proserpina aveva assaggiato nel tempo del suo triste sequestro nell’oltretomba.
Qui, per volere di Proserpina, sorgeranno le ultime case dei mortali e la terra assorbirà gli umori di lacrime e preghiere, sul Monte Sacro la città dei morti: da necropoli a cimitero.
Qui la collina dell’acqua che, fredda d’inverno, si raccoglierà al declivo nei provvidi pozzi, per alleviare le arsure estive degli ultimi orti della millenaria civiltà contadina e per consolare Cerere prima, e festeggiare, poi, con lei, il ritorno estivo dell’amata figlia Proserpina con l’abbondanza dei frutti di stagione e l’impareggiabile freschezza di ortaggi e verdure, ricche delle ammine della vita.
 
La collina del Sole
Apollo ed il Sole fecero spazio alla terra delle messi, dal biondo colore lucente, dal calore dell’abbondanza, dalla speranza di un futuro migliore.
La terra della speranza è il punto d’incontro dei sogni dell’umanità, è il luogo del ringraziamento e della gioia, è la terra del sole, dove si tocca con mano la benevolenza del cielo.
E’ il desiderio universale di pace, amore, giustizia, benessere.
Qui la terra che verrà risparmiata dalle guerre, fuori dalla cinta muraria della città dei perenni contrasti, qui la collina rifugio di pace e preghiera dei frati Carmelitani (dal Monte Carmelo che vuol dire: giardino divino), la collina del futuro della città nel nuovo millennio.
Qui la terra del fuoco, del calore  della casa, della conquista della libertà a sfida dei ghiacci invernali da parte dell’uomo che ha rubato agli dei una scintilla della loro anima ed ha sconfitto il buio della notte.
La cresta di questo colle avrà il privilegio di vedere nascere e tramontare  il sole e la sua consolazione.  
Apollo ed il Sole regalarono ad ogni uomo il raggio di sole del cuore solitario ed alle masse offrirono il calore collettivo del sole di tutti: il tepore  delle spera di sole, la luce universale di mezzogiorno, il respiro del pieno sole, la salute del sole, la carezza del sole che anche i ciechi riescono a vedere, la speranza e l’allegria di un giorno di sole, il mito del posto al sole,la canzone del sole, la fronte del sole nel sorriso dell’amore

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