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Studenti disabili, a quando il servizio di integrazione scolastica?




Riceviamo e pubblichiamo la lettera che la mamma di una ragazza disabile di Lucera ha inviato al presidente della Provincia di Foggia, Francesco Miglio; alla consigliera provinciale con delega alle Politiche scolastiche e Politiche sociali, Maria Anna Bocola; alla responsabile dei Servizi sociali della Provincia di Foggia, Margherita Gargiulo.

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Anche quest’anno, come gli altri anni, la Provincia di Foggia non ha ancora ottemperato al suo obbligo di fornire alle Scuole secondarie di Secondo grado, il personale specializzato preposto all’integrazione degli alunni disabili!
Nel caso specifico, vi parla la mamma di una splendida ragazza di diciotto anni, affetta da tetraparesi spastica, che frequenta il primo anno di liceo classico presso l’Istituto Rosmini – Ruggero Bonghi.
Per la precisione è accaduto che, nonostante la regolare richiesta presentata nel mese di giugno 2014 alla Provincia di Foggia, ad oggi, il servizio di integrazione scolastica, che la legge prevede a carico delle province, non è stato ancora attivato.
Siamo di fronte all’ennesimo caso di discriminazione nei confronti di alunni portatori di handicap. Discriminazione ancora più grave se si pensa che in altre parti d’Italia e della nostra stessa regione, il servizio funziona perfettamente!
Inutili si sono dimostrati i vari solleciti che in più occasioni la scuola ha rivolto all’Ente provinciale, ai quali ogni volta è stato risposto laconicamente di ASPETTARE!
Ma quanto tempo ancora, mi chiedo, i ragazzi diversamente abili e le loro famiglie dovranno aspettare, visto che siamo già a metà anno scolastico?!
Siamo all’assurdo. Esistono, dunque, cittadini di seria A e cittadini di serie B.
Riflettendo sulla questione mi rendo conto che, dopotutto, dietro ai vari enti pubblici, che danno quasi l’impressione di essere entità astratte impersonali, ci sono invece persone che, semmai come me hanno dei figli, sono genitori anch’essi. Ebbene vorrei rivolgermi a queste persone desiderando far loro capire che se il loro lavoro è svolto bene e di conseguenza i servizi funzionano, non è un bene solo per chi ha bisogno di quel servizio, ma è un bene per tutti. Verrebbe posto in essere un circolo virtuoso, che avrebbe conseguenze positive sull’intera collettività. Non si tratta in questo come in altri casi, di “accontentare” una richiesta, ma di tutelare un diritto, di salvaguardare le categorie più deboli. Questa è una caratteristica di una società che vuole definirsi civile!

In attesa una risposta, vi porgo cordiali saluti.

Angela Fania

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