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I BONGHETTI: Splendi più che puoi - un pomeriggio con Sara Rattaro




 Noi Bonghetti, in veste di giornalisti per il portale web “lucerabynight”, abbiamo avuto l’occasione di intervistare una nota scrittrice italiana di origini lucerine e vincitrice del Premio Bancarella 2015 con il suo romanzo “Niente è come te”, Sara Rattaro.

 Le abbiamo posto delle domande sul suo nuovo romanzo “Splendi più che puoi”,pubblicato lo scorso marzo dalla Garzanti.
 
D: In un’intervista ha dichiarato che il suo lavoro “Niente è come te”, ha visto la luce dopo la visione di un film, da cosa è venuto fuori, invece, questo lavoro?
 
R: Questo romanzo è nato da una storia vera, dall’incontro con una mia lettrice alla fine di una presentazione. Questa donna mi è venuta incontro dicendomi “Ho una storia da raccontare”, perché suo marito l’aveva sequestrata per sei anni. Io l’ho ascoltata ed ho capito che era una storia che valeva la pena raccontare, perché, raccontandola a mia volta attraverso la scrittura, avrei  potuto aiutare altre persone dato il tema e dato anche il fatto che, al contrario di molte altre storie di attualità, non ha un finale triste e perché la storia di Emma, la protagonista del libro, è una storia che infonde speranza. Dopo la presentazione, la storia di questa donna continuava a balenarmi in testa e quando ho deciso di scriverla, la sua stesura è durata davvero poco (circa un mese) perché la storia mi aveva letteralmente travolta e mi ha governata.

D: Sono forse poche le storie come quella del suo libro che vengono raccontate nei libri; secondo lei, perché avviene questo? E’ forse un tabù nel mondo della scrittura?
 
R: Non ho avuto difficoltà nello scrivere questa storia perché non credo che temi come il femminicidio debbano essere visti come dei tabù. Il compito di un autore è proprio quello di rendere un argomento “spinoso” come questo facile da leggere; di rendere leggibile ciò che è difficile da leggere, che possa  piacere o meno.
 
D: Quello che lascia più sorpresi è forse l’indifferenza dei parenti di Marco, il marito e carnefice della protagonista Emma; come mai, a suo parere, quest’indifferenza è così forte?
 
R: La famiglia di lui rappresenta uno spaccato della società italiana che, purtroppo, risulta sempre più presente. E’ una di quelle famiglie che non vuole assumersi le proprie responsabilità e che preferiscono far finta di nulla che ammettere pubblicamente i loro problemi.

D: Perché ha scelto “Splendi più che puoi” come titolo del romanzo?

R: E’una frase che è stata attribuita erroneamente a Pierpaolo Pasolini. L’originale diceva «Ti insegnano a non splendere, tu invece splendi» (più che puoi è stato tramandato erroneamente). Ma comunque era una frase che avevo in testa da tempo e sapevo che prima o poi l’avrei usata.
 
D: Nell’era in cui si legge sempre più spesso in formato digitale, come è cambiato il modo di fare letteratura? E’ più facile o difficile entrare nelle grazie del lettore e rapportarsi alle loro “voglie”?
 
R: Credo che la facilità o la difficoltà di comunicare con il lettore non dipenda dal formato digitale o cartaceo. Di certo, però, i social network facilitano la conoscenza dello  scrittore da parte dei lettori.
 
D: Negli ultimi giorni la cronaca nera ci ha parlato della storia di Sara Di Pietrantonio , la studentessa 22enne bruciata viva dall’ex-fidanzato; secondo lei, come è possibile che nel 2016 si possa ancora assistere a violenze di questo genere, così violente atroci e cruenti?

R: Il problema è alla radice e sta nell’educazione che si dà agli uomini. E’ come se se gli uomini fossero stati educati all’idea che un rifiuto sia sinonimo di debolezza che loro non riescono a gestire. E l’amore è visto più come possesso che come libertà. Se si continua ad educare gli uomini ad avere debolezze e alle donne a prendersi cura di queste debolezze, continueremo ad avere problemi di questo genere.
 
D: Cosa l'ha portata a scrivere?

R: Io scrivo da sempre, fin da quando era ragazzina e mi veniva facile ma soprattutto mi sentivo libera, che credo sia la cosa più importante. E, inoltre, anche adesso scrivere mi tranquillizza.. è una questione naturale.
 
D: Che consigli si sente di dare a chi vorrebbe diventare uno scrittore?
 
R: Innanzitutto di allenarsi sempre, perché avere una buona idea non basta, inoltre di farsi leggere da altri e di partecipare abitualmente a concorsi per esordenti; poi, una volta che si hanno ossa dure, si può inviare il proprio lavoro ad un editore. Per farsi conoscere, poi, i social network sono molto importanti e se ne può far anche largo uso per farsi conoscere non solo dai lettori ma anche da altri editori.

Il team de "I Bonghetti", alunni del liceo Bonghi-Rosmini

Angelo Figurella
Angela Russo
Sabrina Tilli
Michelangelo Vecchiolla
Andrea Stellabotte
Giuseppe Pompa
Fabio Susanna
Pietro Casasanta
Francesca Del Buono
Federico Di Lorenzo
Maria Lucia Bernardi
Donatella Calò
Angela Velardi

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