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Federazione Italiana Tennistavolo - Intervista al presidente Franco Sciannimanico


Franco Sciannimanico e Giovanni Malagò


Franco Sciannimanico a sorpresa: «Alle prossime elezioni non mi ricandiderò»
Franco Sciannimanico, presidente della Federazione Italiana Tennistavolo, ha annunciato a sorpresa nel corso del Consiglio Federale, che si è svolto oggi a Lucera, durante i Campionati Italiani, la sua intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezioni, per ottenere il suo quarto mandato.

Presidente, tutti si aspettavano una sua ricandidatura. Quando ha maturato questo colpo di scena?

«In realtà la decisione era già stata presa quattro anni fa e l’avevo esternata ai miei collaboratori più stretti, pur senza ufficializzarla. Ho dunque confermato il mio intendimento».

Presidente, cosa le ha fatto decidere di non continuare la sua esperienza alla guida della Federazione, dopo tre mandati?

«Pur essendo ottimista sul fatto che, se mi fossi presentato alla contesa elettorale, avrei ottenuto nuovamente la fiducia, non me la sono sentita di proseguire e ho preferito fare una scelta di vita. Questi dodici anni al vertice mi hanno costretto a stare a lungo lontano da casa e a non riservare l’attenzione che avrebbe meritato alla mia famiglia, che desidero assolutamente ritorni al centro delle mie priorità».

Hanno cercato di farle cambiare idea?

«Molte persone che stimo, fra le quali  il presidente del Coni Giovanni Malagò e il numero uno del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli. Quando però ho parlato loro della famiglia, hanno capito che i motivi alla base della mia decisione sono della massima importanza e che non esisteva margine di ripensamento».

Tracciamo un consuntivo di questi suoi anni alla presidenza?

«Sono contento di poter affermare che, documenti alla mano, ho preso la Federazione, a dicembre 2004, con un debito di due milioni e mezzo di euro e oggi chiudiamo il bilancio costantemente in attivo. In questo periodo abbiamo potenziato lo staff tecnico delle nostre Nazionali e aumentato il numero delle manifestazioni internazionali organizzate in Italia. L’intera struttura federale è stata rafforzata e ora rappresenta una macchina efficiente e dai meccanismi oliati, in cui ognuno porta a compimento il suo compito con grande consapevolezza e con precisione ed efficacia». 

Quali sono gli altri fiori all’occhiello?

«C’è un obiettivo che sembrava irraggiungibile e invece è stato conseguito. Mi riferisco all’ingresso all’interno dei gruppi militari. Il lavoro quotidiano, l’impegno e la costanza di crederci lo ha reso possibile e alla fine, grazie all’Aeronautica Militare e alla Polizia Penitenziaria, abbiamo inserito ben otto atleti nei loro ranghi».

Cosa ha reso perseguibile il ripianamento finanziario?

«L’ingresso nella nostra Federazione della parola sponsor è stato determinante. L’abbiamo introdotta nel nostro vocabolario e abbiamo cercato di rendere sempre più ricca la sua declinazione. Abbiamo trovato degli amici, che hanno condiviso le nostre strategie e stiamo focalizzando le energie sull’ampliamento della compagine di aziende disposta a sostenerci. In questo modo potremo continuare a essere virtuosi nelle nostre politiche di bilancio e propositivi e innovativi sul fronte organizzativo. In passato abbiamo sempre ricevuto i complimenti da parte della Federazione Internazionale e delle delegazioni che hanno partecipato alle nostre manifestazioni, per la cura che abbiamo riservato all’aspetto tecnico, all’immagine e alla comunicazione. Ogni azione intrapresa non è mai stata fine a se stessa, ma mirata ad avere un ritorno». 

Possiamo dire che il tennistavolo sia diventato ancora più popolare?

«Ritengo proprio di sì, perché attraverso la televisione lo abbiamo portato nelle case di tutti. Dopo i molti anni di collaborazione con la Rai, ultimamente siamo approdati anche su Fox Sports, canale di Sky. Attualmente gli eventi principali sono coperti integralmente in diretta, con la trasmissione in streaming delle immagini e dei commenti sulla Web Tv, e i riscontri che ci arrivano dalla statistica dei contatti ci dicono che gli appassionati stanno gradendo lo sviluppo del progetto».

Qualche rammarico?

«Il più grande è non essere riuscito a qualificare neppure un atleta alle Olimpiadi di Rio. Tutti noi conosciamo la rilevanza di una partecipazione a quella che rappresenta la maggiore vetrina dell’intero quadriennio e non esserci mi dispiace moltissimo. Al di là dalla presenza all’interno dell’evento a cinque cerchi, in questi anni è mancato un grande risultato a livello assoluto. Vale per altro la pena sottolineare che eravamo e siamo tutt’ora in un momento di ricambio generazionale, nel corso del quale, per tornare a ottenere risultati, bisogna soprattutto investire».

Lo state facendo?

«Certamente e infatti con i nostri giovani ci stiamo prendendo delle soddisfazioni. Nel 2013 siamo diventati campioni d’Europa con gli juniores e nella passata stagione i nostri cadetti hanno conquistato l’argento continentale. Non passa manifestazione internazionale in cui i nostri giovani non portino a casa delle medaglie e questo ci fa ben sperare in ottica futura, tanto più che il Centro Federale di Formia si sta rivelando uno strumento utilissimo alla crescita dei ragazzi più quotati».

Non andrete in Brasile ad agosto, ma avrete un’ampia rappresentanza a settembre alle Paralimpiadi.

«Questa è infatti un’altra delle mie grandi consolazioni. Crediamo molto nella causa paralimpica e stiamo impegnando risorse per continuare a permettere ai campioni che abbiamo di emergere e, allo stesso tempo, per creare le condizioni affinché aumenti la base dei praticanti e ci sia l’opportunità di avere sempre nuovi atleti capaci di crescere, per arrivare a esprimersi ai massimi livelli in campo internazionale».

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